Tempio di Diana a Nemi

Il Tempio di Diana Nemorense
Importante sito archeologico vicino Nemi, nel cuore dei Colli Albani

Aggiornato il: 8 Maggio 2025

Vicino alle sponde settentrionali del lago di Nemi e al Museo delle Navi Romane, sorge, seminascosto, il Tempio di Diana Aricina o Tempio di Diana Nemorense. Fu tra i luoghi di culto più importanti della Lega Latina dove veniva strette anche alleanze di una certo peso. Diana era la Dea della Caccia, dei boschi, delle donne e del parto e custode di fiumi e torrenti.

Il Santuario Di Diana rappresenta uno dei luoghi sacri più antichi e celebri del mondo classico. Ancora oggi, il borgo di Nemi, adagiato intorno al Palazzo Ruspoli e affacciato sul lago, porta nel suo stesso nome l’eredità dell’antico bosco consacrato alla dea, il Nemus. Immerso in un paesaggio naturale che ha conservato la sua autenticità nonostante la vicinanza con la capitale, il santuario continua a evocare il mito della dea Diana e il rito cruento della successione sacerdotale, in cui il rex nemorensis veniva sostituito tramite uccisione, come narrato da James Frazer ne Il Ramo d’Oro.

Storia e Architettura del Tempio di Diana

Come spesso accade per i santuari antichi la cui fama è tramandata da secoli, anche quello di Diana ha riservato sorprendenti scoperte negli ultimi anni. Costruito su tre livelli terrazzati che degradano verso il lago e caratterizzati da grandi nicchie semicircolari e strutture di sostegno triangolari, il complesso ha mostrato segni di frequentazione già dal Bronzo Finale (XII sec. a.C.), come emerso dagli scavi sulla terrazza centrale. In epoca arcaica vi sorgeva un primo edificio sacro, rinvenuto sotto l’attuale tempio grazie alle indagini archeologiche condotte tra il 2010 e il 2019.

Tempio di Diana a Nemi (RM) | Lazio Nascosto

Visita il Tempio di Diana

Secondo Catone, nelle sue Origines, il santuario era all’epoca sede federale delle città latine e si configurava come un lucus, ovvero una radura nel bosco sacro di Diana. Il tempio passò attraverso tre distinte fasi edilizie: la prima alla fine del IV secolo a.C., la seconda nella seconda metà del II secolo a.C. e l’ultima nel I secolo a.C.

A partire dalla fine del II sec. a.C., il sito venne monumentalizzato, come avvenne in altri importanti santuari del Lazio contemporanei, quali Giunone Sospita a Lanuvio e la Fortuna Primigenia a Palestrina. Furono realizzati porticati e nicchie, ambienti per l’alloggio di sacerdoti e pellegrini, oggi non più visibili perché interrati. Risalgono al I secolo a.C. le celle donarie addossate alla parete della terrazza più bassa, le terme e un piccolo teatro. Durante l’epoca di Caligola, il santuario conobbe un periodo di massimo splendore: l’intera area, compreso il lago, fu trasformata in una sontuosa villa imperiale, con un grande ninfeo nella terrazza superiore e le famose navi cerimoniali romane, oggi andate perdute.

Il declino del complesso avvenne nel IV secolo d.C. Gli scavi archeologici, iniziati nel Seicento dai Frangipane e proseguiti nell’Ottocento con Lord Savile Lumley, ripresero negli anni Venti del Novecento ad opera dello Stato, portando alla luce il teatro e le aree adiacenti, poi interrati di nuovo. Nel 1989 la Soprintendenza ha rilanciato gli scavi concentrandosi sul settore sud-est della terrazza inferiore, dove è riemerso un elegante portico colonnato. Dal 2003, l’Università di Perugia ha avviato una collaborazione con la Soprintendenza, focalizzandosi sulle terrazze superiori. A partire dal 2010, grazie all’acquisizione da parte del Comune di Nemi dei terreni nel 2004-2005, è stato possibile scavare l’area del tempio e avviare importanti restauri.

Durante queste ricerche è stato possibile distinguere tre principali fasi costruttive del tempio, databili tra la fine del IV e la metà del I sec. a.C., precedute da una fase risalente almeno al V sec. a.C., di cui rimane una piccola struttura inglobata nel podio. Dal 2014 partecipa al progetto anche l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco, con circa 100 studenti all’anno provenienti da diversi paesi europei, tra cui Italia, Germania, Francia e Spagna.

Negli ultimi anni si è intervenuti con opere di restauro sul podio del tempio e sulla cornice orientale, realizzata in peperino e ormai deteriorata, oltre che sulla struttura arcaica interna. Il Comune di Nemi ha finanziato questi interventi, mostrando un costante impegno per la valorizzazione del sito.

La Soprintendenza ha recentemente terminato un’opera di manutenzione del verde, rimuovendo alberi abbattuti da eventi atmosferici che avevano danneggiato una copertura realizzata negli anni ’90 a protezione del portico inferiore. Ora, grazie a nuovi fondi, si sta lavorando per rendere l’area del portico nuovamente fruibile e per ricostruire una tettoia che riproduca fedelmente le dimensioni originali.

Questi interventi dimostrano quanto sia preziosa una cooperazione efficace tra il Ministero della Cultura, enti di ricerca e amministrazioni locali, fondamentale per la tutela, la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archeologico.

Nel 2014 è stato pubblicato un volume che documenta gli scavi della Soprintendenza e dell’Università di Perugia dal 1989 al 2009. È in preparazione una nuova pubblicazione che raccoglierà tutti i reperti provenienti dal santuario, oggi dispersi in collezioni italiane e americane, per un totale di circa 3000 oggetti. Sono inoltre iniziati gli studi sui materiali ritrovati durante gli scavi del decennio 2010-2019.

Nel mese di ottobre 2019, per tutelare la struttura del tempio e consentire interventi graduali di restauro, si è proceduto a una nuova copertura. La complessità dell’area, dovuta alla compresenza di tecniche costruttive differenti, ha richiesto un approccio metodico e progressivo. Un recente finanziamento del GAL (Gruppo di Azione Locale) consentirà il consolidamento delle strutture superstiti e l’organizzazione degli spazi per una migliore esperienza di visita. Inoltre, il casale antico costruito sopra una delle celle del tempio sarà riadattato come Centro Visite, con funzione informativa e ricettiva per i visitatori.

Come Arrivare

Il sito è raggiungibile tramite due strade, una da Nemi (7,1 km) e una da Genzano di Roma (3,1 km), entrambe collegate alla strada del lungolago. Qui nei pressi di un’azienda agricola (cartello), una strada si stacca, e dopo poco si giunge al Sito archeologico.

Come visitare il Tempio

Orari di visita

Al momento non sono possibili le visite individuali al sito archeologico. Eventuali visite guidate sono possibili solo se organizzate da enti o associazioni, previa autorizzazione da parte dell’ente gestore. Purtroppo l’area versa in stato di abbandono e i lavori per una sua valorizzazione non sono completi. In ogni caso invitiamo a contattare preventivamente l’ente gestore.

Cosa vedere nei dintorni

Il Tempio di Diana si trova nel cuore del Parco Regionale dei Castelli Romani vicino al Lago di Nemi (500 m.), al borgo omonimo (7,1 km) e a Genzano di Roma (3 km), alcuni dei luoghi più celebri dei Colli Albani.
Inoltre si consiglia di visitare Rocca di Papa (11,4 km), Ariccia (10 km) e Albano Laziale (14 km). Per sfuggire alla calura estiva, un suggestivo percorso ad anello permette di ammirare il Lago Albano (12,7 km). Infine sui Colli Albani si possono percorrere alcuni itinerari sia a piedi che in mountain bike che consentono di esplorare gli angoli più belli della zona.

Informazioni Turistiche

Tempio di Diana Nemorense o Aricina
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma
e per la Provincia di Rieti

Palazzo Patrizi Clementi
Via Cavalletti , 2 – 00186 Roma
Tel. +39 06.67.23.30.00
Sito Web dell’Ente

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